The Walking Death - Parte I

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    Chapter #1
    turnazione: theBlader, Shock, Cherry, Princess Twilight, Takahiro, Tarja


    theBlader/Kevin Hondon: Mentre ci occupavamo della nostra compagna ferita, ognuno come poteva, un suono lontano ma familiare ci mise in allarme: inizialmente era solo una vibrazione del terreno, poi un suono lontano e dopo pochi minuti il rumore gorgogliante di un vecchio motore si fece sentire in lontananza insieme ad un grosso polverone.
    Rimanemmo in allerta per il breve tempo che impiegò ad avvicinarsi; era un vecchio camion incrostato di ruggine e diverse macchie di sangue raffermo, una sorta di corazzato con pezzi di ferraglia riciclata chissà dove e fissata con grosse viti e filo spinato, arrivò a fermarsi a pochi metri da noi, come se volesse avere un contatto ma mantenendo la cautela necessaria, e dopo una manciata di secondi una grossa serranda di metallo si aprì su un lato accompagnata da un forte rumore meccanico.
    Tre persone scesero - due uomini ed una ragazzina di quindici, forse sedici anni - armati con vecchi fucili e un lungo machete a testa, indossavano divise militari sgualcite probabilmente recuperate in qualche deposito e alcune protezioni fatte in casa.
    Si avvicinarono, parlammo poco ma di tutto ciò che era necessario sapere, dopodiché salimmo nel furgone con loro e ci mettemmo seduti trovando posto in mezzo a tutta l'attrezzatura che portavano con sé; io mi sistemai accanto alla ragazza con il braccio fasciato cercando di nasconderlo alla meglio, era preferibile che non sapessero del morso né della possibile infezione in corso, il viaggio sarebbe stato lungo e noi eravamo stremati, uno dopo l'altro lentamente crollammo in un sonno profondo. Era tutto così poco sicuro e scomodo, ma in fondo era qualcosa, una speranza. Ci portavano nel loro campo base.

    Shock/Ethan Lane: Cercammo di calmarci e far sì che la situazione tornasse alla calma, anche se dire calma sarebbe stato un eufemismo in qualsiasi caso per la situazione in cui ci trovavamo. Ci guardavamo tutti e tutti fissavamo la ragazza che era appena stata ferita. D'un tratto il rumore di un camion che correva all'impazzata ci colse, facendosi sempre più vicino man mano che i secondi passavano. Tutt'a un tratto riuscii a scorgere una specie di camion completamente sporco - come tutto il mondo del resto - pieno di sangue e ammassi di ferraglia per proteggerlo alla bene e meglio. A pochi metri da noi il camion si fermò, fuoriuscirono tre persone armate e vestite in abiti militari, puntandoci addosso le loro armi. Guardai il militare che era invece con noi, cercando di capire cosa volesse fare, e decisi di prendere l'iniziativa augurandomi andasse a buon fine... piano piano mi avvicinai a loro con le mani alzate: *Salve... siamo vivi, non ci sono infetti tra di noi, potete rimanere tranquilli, siamo tutti ancora vivi, guardate.* dissi con un piccolo sospiro, alla fine era tutto vero, eravamo ancora vivi e in noi.
    Poco dopo, riuscendo a convincere i tre che non eravamo ostili, salimmo sul loro camion, diretti probabilmente nel loro campo base. Finalmente altri esseri umani dopo tanto tempo. Finalmente qualcun altro che si avvicinasse tanto da non volerci uccidere o divorare, logicamente esclusi i miei compagni, almeno fino a quel momento.

    Cherry/Scarlett Rivièrs: *Lo sentite anche voi?* - un rumore insolito interruppe il silenzio che si era creato per l'imbarazzo della mia ferita ma ancor di più per lo smarrimento sul da farsi in quel panorama ormai deserto - *...sembra...un furgone?!* - chiesi retoricamente socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco il veicolo circondato da un polverone rossastro. _Che vorranno?_ la sagoma era ormai stagliata innanzi a noi, dopo una frenata brusca ci avvicinammo per far gruppo così da sembrare compatti ma non ostili, o peggio, deboli. Nessuna frase aveva trovato risposta fino a quando tre persone in abiti militari non scesero aprendo una porta metallica cigolante. Ogni cosa che apparteneva loro era arrangiata alla meglio ma i loro movimenti nascondevano uno stile di vita ben più organizzato del nostro. _C'è anche una ragazzina con loro..._ Sbirciai a malapena, volsi lo sguardo verso Sharon in cerca di un sostegno femminile: da parte mia avevo lasciato che fossero i maschi a parlare, era preferibile dare impressioni accomodanti in attesa di un risvolto migliore. Che non tardò, forse, ad arrivare: salimmo con loro e ci sedemmo su sedili di fortuna, e mentre gli altri rompevano il ghiaccio con la giusta cautela, io mi nascondevo il braccio nella manica del giubbino. Magari non era nulla come asseriva Kevin, ma perché rischiare? Anzi, sembrava avermi letto nel pensiero perché si posizionò accanto a me coprendo alla vista proprio il mio lato destro. Abbozzai un sorriso di circostanza agli altri e osservai la ragazzina; _chissà se sono familiari o come noi si sono conosciuti da poco..._ La strada era un po' accidentata, ma gli uomini sconosciuti ci rassicurarono che sarebbe durata poco, la meta era vicina. Uno slancio di positività mi pervase lo stomaco, forse avremmo avuto un rifugio in cui sistemarci. Alcuni si erano addormentati, da parte mia lo trovai poco prudente così decisi di tenere alta la guardia fino all'arrivo. Il paesaggio non sembrava molto diverso da quello che ci eravamo lasciati alle spalle: case in rovina, strade dissestate, auto abbandonate. Però più vegetazione, la qual cosa nascondeva un accenno di speranza per quel verde che ci circondava. Sentii una frenata più leggera della prima, scossi lievemente la spalla ai miei compagni e mi alzai per seguire i tre che saltavano giù dal veicolo. Delle voci in lontananza urlavano e ridevano mentre si raccoglievano intorno ai compagni appena tornati, mentre le prime occhiate su di noi non si risparmiarono. *Speriamo bene* - sussurrai ai miei compagni - *c'è qualcosa che non mi piace qui*.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Chiusi gli occhi e presi un respiro, cercando di non permettere all'odore nauseante che mi circondava di farmi lacrimare gli occhi; era tutto un po' stantio, ogni cosa intorno a me sapeva di malattia, sporcizia e morte. Mi rannicchiai un poco, mantenendo comunque la testa in su e guardandomi attorno, sperando di vedere qualcuno di mia conoscenza: come mi aspettavo, niente di niente. Sospirai, attendendo l'arrivo a destinazione.
    Dopo -quanto? Un quarto d'ora? La concezione del tempo non era mai stata il mio forte, e tantomeno lo era in una situazione del genere- ci fermammo, mentre alcune delle persone a bordo cominciarono a mormorare qualcosa, e alle loro voci se ne aggiunsero di altre: dei ragazzi, probabilmente più grandi di me, parlavano con i soldati a guida del nostro furgone; non feci in tempo a capire che stessero dicendo, quando salirono anche loro. Altri superstiti, pensai. Chissà se anche i miei genitori lo erano.
    Guardai con la coda dell'occhio i nuovi arrivati, quando sorpresi una ragazza che mi guardava. Trattenni un leggero comato di vomito alla vista di una sua ferita, volsi lo sguardo da un'altra parte e chiusi gli occhi, aspettando l'arrivo a destinazione.
    *_Scendete, siamo arrivati!_* Sussultai al tuono imperioso del soldato, per poi scendere a fatica dal furgone; le gambe mi si erano addormentate e per poco non caddi, ma fortunatamente un signore dall'aria piuttosto autoritaria fece in tempo a reggermi e ad evitarmi anche una figura non proprio bella, come se non fossero bastate già le peripezie affrontate fino a quel momento. Per un attimo credetti che fosse un assistente, un cadetto o qualcosa del genere, quando vidi che cominciò ad esaminarmi, controllando eventuali ferite. *_Lei é sana, potete pure mandarla avanti._* Disse, con fare serio. Poco dopo fui accompagnata da un soldato e un paio di altri ragazzi verso il campo base in cui avremmo vissuto per un tempo ancora, purtroppo, indefinito.
    Entrammo in un edificio non molto grande, dall'aspetto trasandato, circondato da svariate tende piuttosto lunghe, ognuna accostata vicino all'altra. Intorno a queste, ettari di vegetazione, includenti certe specie di alberi che non avevo mai visto in vita mia. Ci venne incontro una donna alta, magra, dai capelli corti e piena di cicatrici. *_Benvenuti al campo base_*, ci disse, con tono severo. _*Non aspettatevi nessun genere di lusso o di comodità qui: dovrete imparare a combattere, a difendervi, é l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un paio di pappamolle che non fanno niente da mattina e sera.*_ Pronunció l'ultima parte della frase con un sorrisetto rivolto alla mia direzione, a cui risposi con lo sguardo più velenoso che potessi avere. Ma chi cavolo si credeva di essere? Le avrei mostrato volentieri chi era la vera pappamolle. _*Detto questo, arrivederci. Attendete qui per ulteriori istruzioni, una volta arrivati gli altri verrete informati nei dettagli sulle ció che dovrete fare. Cercate di non morire.*_ Le lanciai un'altra occhiataccia, quasi saltando di gioia quando sparì dalla mia vista.
    Poco dopo arrivarono tutti gli altri ragazzi sul furgone, inclusi quelli per cui ci eravamo fermati non molto prima. Forse avrei dovuto parlare con loro, sapere almeno i loro nomi; dopotutto non é il massimo essere circondata da persone che non conosci, in un'epoca in cui tutto e tutti possono ucciderti. O forse no. Forse più mi sarei attaccata a qualcuno, più avrei sofferto se questa si fosse trasformata in un viscido zombie. Colta da un brivido per questo pensiero, alzai la testa e guardai davanti a me, deglutendo e aspettando l'arrivo della nostra "guida". Mi guardai un attimo intorno, nell'attesa; l'aria era terribilmente pesante, sapeva di posto chiuso e pieno di muffa. _Perfetto_, pensai. _Le mie narici non avranno mai tregua._

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Ero appostato sul terrazzo, sdraiato con la testa sul cuscino e il mio fedele fucile con il mirino impugnato saldamente. *Sono stato portato qui da poco, spero solo che mi trattino meglio della mia famiglia*, mentre pensavo a ciò mi divennero gli occhi lucidi, ma ricacciai dentro le lacrime, pensando a come mi avevano accolto. Mi calmai, e nel momento in cui le palpebre si facevano più pesanti, udii il cigolio del cancello e il furgone che entrava *forse avrò finalmente uno zombie da portare in giro con il guinzaglio!* sorrisi e mi concentrai sull'uscita posteriore, e puntai il fucile contro. Con mio stupore uscirono delle persone. Essendo una mente abbastanza brillante, provai a farmi un'idea superficiale di ciascuno di loro. Un soldato armato con due ragazze al suo fianco, una era spaventata e non riusciva a sostenersi da sola, l'altra era spaventata, ma penso per altri motivi. *Il ruolo di playboy mi è stato rubato da un militare, perfetto*. Solamente dopo qualche secondo mi accorsi che dietro c'erano altre due persone, un ragazzo apparentemente un po'nervoso con una katana non impugnata con abbastanza fermezza, *sarà ferito* fu l'unico motivo valido che mi venne in mente. La ragazza di fianco doveva essere un medico, aveva in mano una scatoletta, ed ero abbastanza sicuro ci fossero fasce e medicinali vari. *Mio caro ed interessante spadaccino, vediamo se sei interessante come penso*. Sorrisi e gli puntai il fucile poco più sopra la spalla, ma non premetti il grilletto. Non potevo farlo spaventare, quindi rimasi fermo a riascoltare il discorsetto della maestrina *"Non aspettatevi.."* *bla bla bla* mi aveva sempre annoiato quella donna, fortunatamente mente ne erano arrivate di migliori! *"...cercate di non morire."* *ovvio che non moriranno, c'e Pigroman con loro!* Seguii i nuovi arrivati con lo sguardo, fino a quando non vennero portati nel loro dormitorio, che per puro caso coincideva con il mio.

    Tarja/Sharon Olsen: Un rumore, un'eco lontana, un labile suono di vita. Sembrava essere il rumore di un camion, ipotesi confermata subito da Scarlett che mi rivolse uno sguardo tra l'angosciato e il sollevato; strinsi contro il mio petto la mia cassetta e gli oggetti utili recuperati e le sorrisi cercando di infonderle un po' di sicurezza, sperando che quel sorriso non tradisse il mio attuale stato d'animo.
    Il camion si avvicinò a noi e scesero tre persone armate e constatai che erano tutte fortunatamente vive e col cervello integro. Mi sfuggí una risatina nervosa per la "battuta" mentale che avevo fatto e guardai i miei compagni per capire se si fidassero di questi nuovi sconosciuti; Kevin fu il primo a salire sul camion, ci avrebbero portato al loro campo base. Mille pensieri affollarono la mia testa, non avevamo idea di cosa avremmo trovato lì...era stato saggio seguire subito queste persone? Scrutai i volti di questi individui, probabilmente per imprimere meglio nella mia memoria le ultime forme di vita umana che avrei visto oltre ai miei compagni. Mi sistemai tra Scarlett e Ethan per tenere d'occhio le loro condizioni di salute nonostante le mie palpebre si facessero sempre più pesanti; tra le cibarie recuperate aprii timidamente una confezione di biscotti, cercando di fare meno rumore possibile con la carta e addentai piano un frollino integrale, più per tenermi sveglia che per vera fame. Mi sentii subito osservata dagli sconosciuti e arrossii, sorridendo in modo impacciato.
    *"È stata una giornata lunga e non abbiamo messo granché nello stomaco"* cercai di giustificarmi e con fare cordiale porsi loro la confezione di biscotti, sperando di non apparire ridicola.
    Una volta arrivati al campo un cecchino catturò la mia attenzione dal momento che cercò a modo suo di studiarci e scrutarci, dal momento che _puntò_ Ethan col suo fucile e sperai tra me e me che la convivenza con questa gente risultasse il più serena e pacifica possibile...

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    Chapter #2
    turnazione: theBlader, Shock, Cherry, Princess Twilight, Takahiro, Tarja


    theBlader/Kevin Hondon: Scesi dal furgone guardandomi intorno con circospezione, era un ambiente nuovo e certo più confortevole della strada in cui eravamo ma nessun volto delle decine di persone che ci osservavano aveva un solo accenno di pace e tranquillità.
    Aiutando gli altri a scendere notai una donna dall'aspetto fiero ed impettito, probabilmente un ex generale dell'esercito, avvicinarsi con altre tre persone al seguito, due soldati e un medico dall'aspetto non troppo affidabile.
    Ci fece un discorso di presentazione e fu subito chiaro che in quel posto o ti rendi utile o sopravvivi poco, dopo un ultimo saluto affidò il compito di perquisirci ai soldati mentre il medico iniziò a passarci uno ad uno in cerca di segni d'infezione
    *Siamo tutti sani, non c'è bisogno di controllarci* dissi nella speranza di dissuaderlo dai controlli, iniziò da me controllando le pupille e la pressione, poi scoprì gli avambracci le mani ed il collo, le zone più vulnerabili ai morsi *Sono un soldato della guardia europea per il trasporto dei civili, loro sono con me* passò allo spadaccino esaminando con cura la ferita rimuovendo parte delle bende e fece un cenno di consenso con la testa, poi passò a Scarlett, un brivido freddo mi attraversò mentre la vedevo tentare di nascondere il polso nel modo più naturale possibile *Lei è Scarlett, un ottima spadaccina, se la sa cavare con i non-morti, davvero* dissi cercando di nascondere l'ansia che mi stava assalendo man mano che le analisi si facevano più accurate *invece la dottoressa Sharon penso sarà felice di collabor...* "Sharon? Dottoressa?" Il dottore si fermò di colpo perdendo l'interesse per Scarlett e la congedò con una pacca sulla spalla "puoi andare ragazza...lei invece è una dottoressa? Sarei davvero lieto di scambiare due chiacchiere con lei quando si sarà ambientata" disse sorridendole gongolante, dandole una controllata veloce e superficiale.

    Shock/Ethan Lane: Dopo un lungo tragitto all'interno del camion, condita da buche insidiose e un silenzio abissale una frenata brusca ci informò che avevamo raggiunto la nostra destinazione. Lasciai scendere il militare, poi scesi anche io dal grosso furgone che ci aveva condotto fin li. Alla mia vista apparí quello che era un villaggio di fortuna, quelli che si costruisce in caso di calamità naturale, o di grossa emergenza, e questa faceva proprio al caso, questa, probabilmente, era la più grossa emergenza mai vista.
    Scendemmo tutti dal furgone, ed una donna si avvicinò a noi, scrutandoci in ogni nostra piccola espressione, per poi farci visitare da quello che doveva essere un medico. *ottimo, una seconda controllata alla spalla sicuramente non può che far bene* pensai tra me e me, cercando di non pensare a cosa potesse succedere se nel peggiore delle ipotesi il medico scoprisse del morso di Scarlett.
    Il medico passò in rassegna sia il il militare che me, con un cenno della testa _lo vedo felice, potrò tornare usare il braccio quindi, spero_
    Poi passò a Scarlett, ma il militare con un abile mossa distrasse il medico, che si concentrò totalmemte su Sharon. *ottimo, per il momento l'abbiamo scampata dissi*. Venimmo, poco dopo, congedati, ed iniziai ad esplorare, pian piano il villaggio. Era un cumulo di tende e ripari di fortuna, sicuramente molto meglio dello stare soli in strada. _almeno qui non siamo soli_ sussurai.

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Mi guardavo intorno per capire chi erano gli "abitanti" di quella zona, ero sempre stata brava a indovinare il carattere delle persone guardandone le espressioni. Ciò che vedevo però era un incredibile quantità di disperazione, rassegnazione diffidenza e paura. Soprattutto diffidenza e paura contribuivano a esporci ai loro sguardi indagatori, come se fossimo nemici o portatori di malattie. Ma poi ripensandoci bene un velo di insicurezza mi fece tentennare quando abbassai lo sguardo sulla fasciatura del polso. _Non avrebbero tutti i torti a temere il peggio, io stessa non so cosa aspettarmi. Ma non posso certo farmi scoprire proprio adesso, devo avere fiducia!_ un tipo piuttosto rapido nei movimenti e nelle occhiate ci stava passando in rassegna, doveva essere il medico del campo. _Accidenti..._ notai lo stesso disappunto in Kevin che prontamente gli diede da parlare cercando di distrarlo, ma quello, piuttosto meccanicamente passò ad Ethan, la cui inquietudine la diceva lunga. Provai a smorzare le loro preoccupazioni offrendo spontaneamente l'altro braccio e sorridendogli ma quello si bloccò di scatto come illuminato da un miraggio. Subito saltò la fila avvicinandosi a Sharon come a una vecchia conoscenza e tra lo stupore e generale tirai un sospiro di sollievo. Intanto, approfittando della distrazione altrui, mi voltai leggermente facendo un passo indietro e, assicurandomi di non essere osservata, sistemai la garza in modo da farla sembrare una semplice parte della manica.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Dimitra Gurduiala: Una squallida mensa, un paio di infermerie altrettanto squallide, aree di addestramento ancora più squallide e, come se non bastasse, un dormitorio maleodorante. E squallido.
    Da quel poco che diceva quella guida simpaticona che ci eravamo ritrovati, l'intero edificio in cui eravamo stati catapultati era composto da questi ambienti, uno messo peggio dell'altro. _*Certo, l'ambiente non è dei migliori, ma almeno siamo vivi e abbiamo un cervello integro!*_ E di qui una risatina odiosa, con tanto di occhiatina rivolta a me. _Ottimo lavoro, vita_ pensai, alzando gli occhi al cielo, _prima l'incidente, poi vengo portata qui e, come se non fosse abbastanza, un cretino che fa battute senza senso vule provarci con me. Che posto è questo, un bordello?_
    Proprio quando pensavo che il peggio fosse passato, con la coda dell'occhio vidi un cecchino che puntava un fucile proprio dalla nostra parte. D'impulso mi feci più minuta e provai a nascondermi, pregando che il tipo non avesse manie omicide contro dei poveri innocenti. _Dio, che giornata, qua non se ne salva nemmeno uno. E questi dovrebbero addestrarci e cose così?_
    Di tanto in tanto mi guardavo un po' intorno, nella speranza di riconoscere almeno un viso familiare; non ne vidi nemmeno uno e, per quanto provassi a resistere, una piccola parte di me stava per cedere alla disperazione più totale, dando posto a lacrime che non vedevano l'ora di uscire e mostrarsi al mondo. Le ricacciai con tutta la forza di volontà possibile, quando mi accorsi che stavamo percorrendo tutti un corridoio lungo e stretto, quasi fosse un tunnel, che portava a quello che, secondo la guida, sarebbe stato il nostro "*caldo e sicuro rifugio, anche se non sarei certo del "sicuro", dato che quei cosi affamati di carne umana si infiltrano ovunque*" Altra risatina odiosa. Strinsi i denti e ricorsi a tutta la mia pazienza per non sferrare un calcio nel didietro al tizio (cosa che, a me, pareva più che meritata) per poi scorgere, finalmente, la fine del corridoio.
    Ci ritrovammo in una stanza piuttosto grande, piena di file di letti a castello, separate periodicamente da porticine che portavano chissà dove. La guida si girò verso di noi, con un sorriso sghembo. _*Qui finisce il nostro tour, perché ci troviamo nel dormitorio. Dato che non abbiamo avuto la pazienza di dividerlo per maschi e femmine cercate di non divertirvi durante la notte, eh?*_ E di qui la solita risata irritante, stavolta con tanto di occhiolino rivolto a me. Non ce la facevo proprio più a trattenermi. *Crede di essere tanto simpatico?* Rise, per poi guardarmi con modi che mi stavano facendo arrabbiare sempre di più. _*Certo, piccolina*_ Altra risata. Per tutta risposta, non potei che rivolgergli un sorriso palesemente falso. *Beh, indovini un po'? Non lo è. Per niente. Vada a fare il suo lavoro, piuttosto che stare qui ad irritare dei poveri ragazzi.* Era evidente che non gli interessava proprio stare con noi, tant'è che non esitò ad andarsene, non prima di avermi rivolto il piú truce degli sguardi e di averci augurato di non morire. Sapevo perfettamente che avesse voluto dire, qualcosa come:"Te ne pentirai, maledetta ragazzina, non vedo l'ora che qualche zombie arrivi e ti uccida lentamente a morsi". Rabbrividii al pensiero ma a testa alta, orgogliosa come non mai della mia cocciutaggine. Certo, magari stavo rischiando grosso, ma non avrebbero potuto farmi chissà cosa: non avevo ucciso nessuno, avevo solo detto la verità su un tizio che ci aveva praticamente provato con me.
    Non feci in tempo ad elaborare ció che era appena successo, quando accadde una cosa ben più interessante. O forse sconvolgente. Dipendeva da ciò che sarebbe successo in seguito, perché davanti a noi c'era il cecchino che in precedenza aveva puntato il fucile nella nostra direzione.
    Deglutii, sperando di non dover già morire. _No no, caro mio_, pensai. _Col cavolo che mi faccio uccidere da te._

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Takahiro: Guardai la ragazza che era stata importunata dal soldato, sembrava impaurita e indifesa. * Fa sempre così con tutte, ma sono sicuro che non lo farà più * le dissi sorridendo. Raggiunsi il maniaco che aveva accompagnato il gruppo e lo misi di spalle al muro. * Non darle più fastidio * dopo averlo avvertito mi riavviai in camera da letto, dove mi attendevano i nuovi compagni di dormitorio. Mi buttai sul letto, squadrandoli di nuovo. * Qualcuno di voi ha un silenziatore? Questo fucile fa un rumore assurdo quando sparo..se non l'avete mi andrebbe bene anche una balestra, mio padre mi ha insegnato ad usarla, prima che, che... * non feci in tempo a finire la frase che gli occhi si riempirono di lacrime. Entrai nel letto e chiusi gli occhi, sperando che non mi facessero domande.

    Tarja/Sharon Olsen: In piedi. Le gambe reggevano poco, sentivo i muscoli dei polpacci contrarsi ritmicamente, la stanchezza stava prendendo il sopravvento, mi passai una mano sugli occhi, opachi e appannati dal sonno. Quelli che sembravano essere due soldati e un medico presero ad esaminarci uno alla volta e il mio pensiero corse subito a Scarlett. Farfugliai qualcosa tra i denti ma mi imposi di tacere e di non provare a dire nulla per tentare - pateticamente - di celare l'ansia e il timore di rivelare della ferita della mia compagna di viaggio. _La dialettica non è il mio forte, meglio starne fuori_
    Cercai di assumere un'espressione tranquilla e disinvolta nonostante il vortice di paura che aveva preso possesso della mia mente e inconsciamente mi piantai l'unghia del pollice nel palmo della mano destra.
    Una voce mi strappò improvvisamente dai miei pensieri, il medico che stava esaminando i miei compagni mi rivolse la parola con fare apparentemente amichevole.
    "Sharon?... Dottoressa? Sarei davvero lieto di scambiare due chiacchiere con lei quando si sarà ambientata"
    L'angoscia che mi pervadeva lasciò spazio allo stupore e guardai quell'uomo con un velo di diffidenza. *"Naturalmente. Da medico offrirò tutto il sostegno e le cure necessarie per i superstiti"* Cercai di apparire inflessibile e professionale, sperando che le mie emozioni contrastanti non mi tradissero. Il medico continuò a squadrarmi con fare sornione e quasi beota. *"Mi ambienterò facilmente non dubiti. D'altronde non che abbia poi molta scelta"* mi affrettai a dire *"...E come lei sa, la nostra è una missione. Disponga delle mie competenze ogni qualvolta lo riterrá opportuno."* Così dicendo tirai un lungo sospiro; la dialettica non era certo un mio forte.

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    Edited by Cherry. - 22/2/2017, 17:46
     
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    Chapter #3
    turnazione: theBlader, Shock, Cherry, Princess Twilight, Takahiro, Tarja


    theBlader/Kevin Hondon: Deglutii e tirai un sospiro di sollievo, la situazione si era sbloccata per il meglio e i ragazzi iniziarono a disperdersi incuriositi da quel villaggio di sopravvissuti.
    La ragazzina che era con noi nel furgone seguì prontamente una delle guide nella direzione dei dormitori, e il ragazzo che fino ad un momento prima era sul tetto con il fucile gli sgattaiolò dietro come un'ombra, andando a sparire all'interno dell'edificio _non mi ispira per niente quel posto, una scatola di cemento con le finestre sbarrate dove non so quante persone dormono tutte insieme._
    Lentamente anche l'infermiera si allontanò insieme al ragazzo con la spalla fasciata seguendo quel dottore dall'aspetto poco rassicurante verso una tenda adibita ad ambulatorio, entrarono tutti e tre e riuscii ad intravedere il ragazzo sedersi su una sorta di barella prima che venisse chiuso l'ingresso con un pesante tendaggio.
    La luce naturale iniziava a calare e un arancione sporco prodotto dai faretti iniziò a colorare tutto l'ambiente, era una luce calda ma poco intensa, ricopriva il campo come fosse un velo sottile steso qua e la, senza un criterio vero e proprio.
    Rimasi ancora un momento ad osservare l'ambiente, non avevo nemmeno idea su cosa fare o dove andare, ed accanto a me c'era ancora Scarlett. *Tutto ok? L'abbiamo scampata eh?* le dissi con un mezzo sospiro, immaginavo come dovesse sentirsi, come una sorta di bomba ad orologeria che nessuno conosce e sa se o quando esploderà *Sarà meglio spostarsi da qui, inizia a fare freschetto...*

    Shock/Ethan Lane: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Quella sorta di controllo a tappeto era finalmente finito e tirai un sospiro di sollievo. Scorgevo ancora pochi abitanti di quello strano accampamento, il che mi portò a pensare che avessero una tabella di marcia piuttosto rigida e che fossero già in mensa o ad organizzarsi per la cena. Il solo pensiero mi fece brontolare leggermente lo stomaco e arrossii sperando di essere stata l'unica a sentirlo. In quel frangente il bon ton sembrava ormai un dettaglio insignificante eco di un mondo ormai passato ma dal quale era ancora difficile separarsi. _Resta il fatto che tutta quest'ansia liberata mi ha fatto venir fame..._ Attorno a me il gruppetto si stava separando e non sapevo bene cosa fare quando la voce del giovane militare mi fermò: *Sì, hai ragione, stavolta ci è andata bene... Credo che faremmo meglio a studiare la pianta del luogo e ad integrarci quanto prima* passare inosservati era probabilmente la soluzione più idonea visto che il sole calava e girare di notte era poco prudente *cosa suggerisci? Cerchiamo cibo o hai un'altra idea?* Chiesi mentre lentamente avanzavo in direzione dell'ingresso e ritenendo la ferita ormai la preoccupazione minore.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Sbadigliai, cercando di farmi notare il minimo possibile dagli altri; ci mancava solo che sembrassi una ragazzina pigra, dormigliona e magari pure stupida!
    Strabuzzai gli occhi, cercando di capire da quanto tempo mi trovavo nell'edificio: un'ora? Un quarto d'ora? Niente, la mia concezione del tempo era proprio pessima. Quello che però notai sicuramente era il fatto che il gruppo con cui ero arrivata si stesse lentamente disgregando, chi andando verso l'infermeria, chi verso i dormitori, e chi... Chi andava verso qualcosa e basta, dopo quel poco tempo trascorso lì non potevo di certo già conoscere ogni stanza, stanzino e corridoio. Provai a pensare a cosa dovevo fare, creando una sorta di promemoria mentale: per prima cosa, dovevo assolutamente scoprire come e dove procurarmi del cibo; secondo, informarmi sugli allenamenti e/o spedizioni che avrebbero voluto farci fare, il prima possibile. _Non possono mica svegliarmi domattina di colpo, senza sapere cosa mi toccherà fare!_ pensai, alzando gli occhi al cielo. Come terza cosa, avrei dovuto trovare un orologio, o almeno chiedere a qualcuno l'ora: ero stufa di non sapere se fosse mattina, sera o, che so, persino notte fonda. Ormai non dovevo sorprendermi più di niente.
    Ripensai a tutto ciò che mi ero annotata mentalmente fino a quel momento: cibo, informazioni sugli allenamenti, ora. _Okay, non manca niente._
    Restava però l'interrogativo più grande: a chi chiedere tutto questo? Tra quelli che se n'erano andati ed altri che non sapevo proprio che fine avessero fatto, erano in pochi quelli a cui potessi chiedere qualcosa sul campo. Ma chi?
    Li esaminai con circospezione uno ad uno, a metà tra la curiosità e la diffidenza, e forse trovai la risposta: perché non chiedere al ragazzo che non molto prima mi aveva difesa?
    Mi schiarii la gola, un po' imbarazzata. Se con la concezione temporale non andavo bene, con le parole ero proprio una frana. *Scusa* dissi, provando ad alzare un po' la voce. *Sai mica che ore sono?*
    Ebbene, sì. Invece di ringraziarlo per il suo intervento, di presentarmi o qualsiasi altra cosa, gli chiesi -letteralmente- la prima cosa che mi venne in mente. E chi era adesso quella che non doveva sembrare una stupida?

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Ero seduto sul davanzale della finestra con la schiena appoggiata al muro, fissavo le poche stelle che vestivano il cielo. La mia attenzione venne catturata da una voca che proveniva dal lato opposto in cui guardavo, e dal riflesso capii che si trattava della ragazza che avevo difeso precedentemente. Mi girai sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori, nella convinzione che mi avrebbe ringraziato, o addirittura visto come un eroe! La squadrai meglio, sembrava più una ragazzina * spero sia una 2000 * pensai, ma la sua voce interruppe i miei pensieri, e, al contrario delle mie previsioni non mi ringraziò anzi, mi chiese l'ora. L'ORA. Senza mostrar alcuna emozione le risposi che erano circa le otto e venti, e che a breve avremmo cenato. Dopo pochi secondi sparì, e io tornai ad ammirare il cielo notturno per qualche minuto, fino a quando un suono fastidioso di una sirena non mi fece ritornare alla realtà. Erano le otto e mezza precise, l'orario della cena, purtroppo.

    Tarja/Sharon Olsen:La ghiaia di quella sorta di campo superstiti scricchiolava sotto i miei passi, ogni rumore mi metteva agitazione ma cercai di farmi forza e di autorimproverarmi. _Un medico conserva sempre il sangue freddo._
    Io e Ethan prendemmo a seguire il sedicente dottore e io avevo tutte le intenzioni di sapere di più a proposito di lui, di loro, di quella sistemazione. Da dove venivano? Avevano informazioni su un antidoto antimorbo?
    Diedi un'occhiata veloce alla spalla dello spadaccino, la garza andava cambiata il prima possibile e forse lì avrei potuto operare con più tranquillità e con gli strumenti adatti ad estrarre il proiettile.
    *"È molto che siete qui?"* mi rivolsi al medico con forse eccessiva curiosità, decisamente malcelata; posai la mia cassettina su un grosso tavolo di legno d'acero pieno di graffi, i suoi angoli erano consunti dal tempo. Deglutii.
    *"Sono un medico proprio come lei. Il mio compagno ha bisogno di un piccolo intervento, è stato colpito da un proiettile e ho bisogno di bisturi, pinze e anestetici. La vostra è...Una sistemazione provvisoria? Siete a conoscenza di un antivirale in grado di fermare questo scempio?"*
    Dissi quelle parole tutte d'un fiato, posando lo sguardo sull'attrezzatura presente; una radio, degli scaffali pieni di scatoloni, un paio di coltelli in un angolo, tute mimetiche, camici. Tutto lasciava presupporre che disponessero di rifornimenti sufficienti per un lungo periodo di degenza. Restai a fissare un angolo strappato di tenda in attesa di risposte.

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    Edited by Cherry. - 11/3/2017, 01:26
     
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    Chapter #4
    turnazione: KaosEffect (x3), Tarja (x2), Shock, Cherry, Ellina, Takahiro


    KaosEffect/Kevin Hondon: Il medico entrò nella tenda facendo accomodare i due ragazzi, il primo su una branda adibita a lettino e la seconda su una sorta di sedia da ufficio consunta, diede qualche dritta ad un altro ragazzo con il camice che stava sistemando dell'attrezzatura annuendo distrattamente alle parole della ragazza, l'inserviente iniziò a prendersi cura dello spadaccino rimuovendo le bende incrostate di sangue con molta cautela mentre il medico si rivolse finalmente alla ragazza, dall'aria ansiosa di ricevere informazioni.
    *È proprio di questo che volevo parlarle* disse tenendo un po' di distanza dagli altri due, probabilmente non volendo essere sentito *stiamo sviluppando un siero, è ancora in fase sperimentale e gli effetti non sono sempre quelli sperati, ma si può dire che nel 40% dei casi fa il suo dovere* sorrise con soddisfazione *e speravo proprio di trovare un medico con cui condividere queste informazioni*

    Tarja/Sharon Olsen: Lanciai un'occhiata a Ethan assicurandomi che l'infermiere si prendesse cura di lui nel modo giusto e augurandomi che fosse tutto pulito e sterilizzato. Ascoltai la risposta del mio _collega_ con una punta di diffidenza: 40% di possibilità? Accidenti. Non era di certo la stima che si aspettava ma rappresentava comunque una labile speranza in una situazione disperata. Tuttavia c'era qualcosa di poco chiaro, il medico si era fidato subito di me, senza sincerarsi delle mie abilità professionali. Avrei potuto essere chiunque, come lui d'altronde. Ponderai le parole.
    *"Voleva un medico, eccomi qui. Non mi dica che il resto dell'equipe di infermieri non è a conoscenza di questo siero miracoloso..."* Mi fermai per un attimo studiando la sua espressione; *"mi dica: su quante persone è stato testato l'antidoto? Dove si trova? E soprattutto...Quali sono gli effetti collaterali che comporta?"*

    KaosEffect/Kevin Hondon: Il medico sorrise appena è diede un occhiata agli altri due per assicurarsi che non stessero ascoltando, poi tornò a guardare la ragazza *solo chi sta in alto sa cosa abbiamo realmente, gli altri sanno solo che qualcosa sta venendo studiato* poi fece un cenno verso una cassaforte all'angolo di una scrivania di fortuna, era piccola e vecchia ma dall'aspetto solido *il mio infermiere pensa che ci tenga solo qualche effetto personale li dentro* abbassò ulteriormente la voce *prima il farmaco viene iniettato e più possibilità ci sono che faccia effetto, ad un massimo di 36 ore dal contagio* sembrava abbastanza eccitato dal poter finalmente divulgare quelle informazioni, dovevano essere secoli che le condivideva solo con chissà quale corrotto personaggio *fortunatamente non abbiamo nessuno a cui doverla somministrare, così possiamo accumulare più campioni, ma anche in caso di bisogno non credo che potremmo permetterci di sprecarne qualche provetta, ne abbiamo solo sette purtroppo e con la somministrazione giornaliera in una settimana perderemmo il lavoro di anni*

    Tarja/Sharon Olsen: Aggrottai le sopracciglia, il medico sembrava troppo desideroso di condividere con me quelle informazioni. Se non avevano somministrato il farmaco a nessuno quel 40% era una stima indicativa. Nulla di certo dunque. Non mi fidavo totalmente, avrei certamente tentato in seguito di estorcere altre informazioni; guardai sottecchi l'uomo, per qualche assurda ragione mi trasmetteva inquietudine. Mi limitai a sorridere.
    *"Bisogna dunque fare in modo di lavorare alla formula...E moltiplicarla. È la sola speranza che abbiamo a quanto sembra. E ora...Se non le dispiace..."* indicai Ethan con lo sguardo *"vorrei potermi occupare personalmente del mio amico. Dal momento che siamo al sicuro potrò pensare alla sua ferita senza pressioni esterne di cadaveri che camminano..."*
    Così dicendo sorrisi nuovamente e mi avvicinai allo spadaccino con i miei ferri del mestiere e con la testa piena di pensieri. *"Fidati di me per la medicazione, mi conosci da più ore di questo infermiere"* dissi scherzosamente a Ethan, cercando di sgombrare la mente e di rendere l'atmosfera più leggera, per quanto potesse essere possibile in una situazione simile.

    KaosEffect/Kevin Hondon: Cenammo nella mensa comune con un pezzo di pane e una sorta di minestra di legumi, probabilmente nei giorni la dieta non sarebbe variata un granché ma almeno era qualcosa di caldo nello stomaco.
    Per la prima volta il gruppo si era separato senza l'esigenza di cercare rifornimenti, rimasi ad osservare la mensa che si svuotava lentamente e iniziai a preparare le mie cose *tu come ti senti? Tutto bene?* Chiesi a Scarlett che sedeva accanto a me, facendo un cenno al suo braccio *facciamo un giro? Vorrei dare un occhiata per vedere come va* abbassai la voce guardandomi intorno con circospezione, era meglio non far capire troppo alla gente che ci stava attorno...

    Shock/Ethan Lane: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Attraversammo la mensa semipiena dritti verso il primo tavolo libero, un vassoio con poche ciotole e un po' d'acqua e la fame di chi non mangiava proteine da giorni. Le parole di Kevin si perdevano nel vocio degli altri commensali che ci scrutavano con curiosità e diffidenza. Affondai il cucchiaio in quella brodaglia marroncina che fortunatamente era più brutta che cattiva e fissai di rimando un gruppetto sulla destra che ci fissava. Detesto essere osservata. Le pareti erano di un bianco sporco che ricordava un ospedale deprimente, perfino gli addetti alla mensa sembravano cadaverici, insomma regnava ben poca allegria. Sto bene non preoccuparti dissi sottovoce addentando la scorza del pane leggermente raffermo che avevo d'innanzi a me Probabilmente i morsi sono fatali a ben altre profondità cutanee o in altri punti decisamente più vitali di un polso...
    Mi pulii delicatamente le labbra col tovagliolo e buttai giù un sorso d'acqua dalla bottiglietta Credo che dovremmo concentrarci su Ethan, sembra essere messo peggio di me.. forse dovrei raggiungere Sharon e vedere se ha bisogno d'aiuto. Nel dirlo mi rialzai dalla panca piuttosto stanca dalla giornata e feci cenno verso l'uscita come aspettando compagnia. Ma stufa di quelle occhiate indagatrici sarei andata anche da sola di lì a breve.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Certo che quel tipo era proprio strano: voglio dire, dopo avergli chiesto l'ora è passato dallo sfoderare un sorriso smagliante a rispondermi a caso con un tono gelato, ma che...? In seguito a questa magnifica accoglienza fui destabilizzata da un rumore assordante, che per qualche attimo mi mandò in panico: stavamo subendo un'invasione di famelici zombie? Dovevamo fare un'esercitazione? Ma, cosa più importante: perché avevo chiesto al tizio proprio l'ora, ed unicamente quella?
    Prima di gettarmi ai piedi della mia immensa incoscienza notai che il mio misterioso salvatore bipolare si stava dirigendo verso luoghi a me sconosciuti, perciò m'incamminai accanto a lui, sperando che non mi prendesse per pazza. Dopotutto, cos'altro potevo fare? Gli altri si andavano disperdendo, e io non avevo la più pallida idea di chi fossero.
    Posai il mio sguardo sugli occhi fieri del ragazzo, che però sembravano nascondere una profonda malinconia. Mi schiarii la voce, quando vidi qual era la nostra destinazione: una mensa enorme, così piena di persone quanto un bosco lo è di alberi, con piatti dispersi un po' dappertutto, dai quali proveniva un tanfo immane. Chissà se c'era qualcuno consapevole dell'esistenza di quella cosa essenziale comunemente nota ai comuni mortali come "Deodorante per ambienti". Non potevo lamentarmi, però, pur rimpiangendo le comodità di casa: ero viva e vegeta, almeno fino a quel momento, mentre fuori c'erano migliaia di cadaveri ambulanti o aspiranti tali.
    Sospirai. No, da sola in quel genere di posto non ce l'avrei fatta proprio. Con la coda dell'occhio vidi ancora quello sguardo. Allora... So che è un po' tardi per dirtelo, però... Grazie. Io sono Ailee, comunque.

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Dopo aver fissato, probabilmente più del dovuto, quella strana ragazza, mi disse il suo nome. Ailee. Ailee. Sussurrai senza accorgermene ma come si scriverà? ogni domanda svanì quando arrivammo alla mensa, stavo morendo di fame! Presi istintivamente la mano della ragazza e la accompagnai al suo tavolo, dove la aspettavano i suoi compagni, ma notai che all'appello ne mancavano due. Io andai al mio tavolo e, una volta finita la cena, aspettai gli altri al dormitorio. Quando si riunirono tutti mi schiarii la voce e iniziai a parlare ognuno di voi avrà un numero di matricola, e ogni letto avrà un numero. Non è molto bello lo so, ma qui le cose funzionano così abbassai lo sguardo e ripresi a parlare con tono più basso anche se volessi, non potrei fare nulla mi girai e andai a tuffarmi nel mio bel lettone matrimoniale chiudendo gli occhi, in attesa di un sonno che presto sarebbe arrivato.

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    Edited by Cherry. - 18/4/2017, 22:21
     
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    Chapter #5
    turnazione: KaosEffect, Tarja, Shock, Cherry, Ellina, Takahiro


    KaosEffect/Kevin Hondon: Uscimmo dalla mensa ed iniziammo a passeggiare per i vicoli tra le tende, ora il campo sembrava più tranquillo e rilassato, la gente con la pancia piena iniziava a ritirarsi o a sistemare le proprie cose, c'era poca luce arancione proveniente da lampioni artigianali che illuminava a macchie l'oscurità circostante.
    Gettai un occhiata al doppio cancello in lamiera e filo di ferro affilato sorvegliato da due torrette con guardie armate di fucile e binocolo, era tutto piuttosto grezzo e sporco ma rimaneva robusto e ben protetto, ed entrare da lì era praticamente impossibile ma anche uscirne non era un'idea fattibile.
    Muovendoci a zonzo notai una ragazza in piedi a sgranocchiare quasi di nascosto qualcosa, era l'infermiera che si era allontanata da noi nel pomeriggio, le andai incontro salutandola con la mano "Sharon! Capiti a proposito".

    Tarja/Sharon Olsen: Medicai alla meglio Ethan anche se il colorito pallido della sua carnagione non mi convinceva, in altre circostanze avrei potuto fargli delle analisi.
    Probabilmente questo campo disporrá di una sorta di laboratorio, o quantomeno, di un'attrezzatura che consenta delle analisi del sangue.
    Un feroce borbottio nello stomaco fu il campanellino di allarme di una fame che mi stava assalendo; pensai a Kevin e a Scarlett, probabilmente loro si erano diretti alla mensa a mettere qualcosa sotto i denti, ma io non avevo assolutamente voglia di condividere neanche l'ossigeno con quella gente: già il sedicente medico mi aveva messo una certa inquietudine addosso.
    Cercai freneticamente degli snack salati e una bottiglietta d'acqua che avevo trafugato durante la nostra ispezione, mi alzai in piedi, decisa a voler prendere una boccata d'aria trangugiando qualcosa. In quella tenda l'aria viziata e l'odore asprigno del sangue di Ethan stavano iniziando a farmi venire la nausea.
    "Torno subito, sono qui fuori a mangiare un boccone. Chiamami se hai bisogno di me"
    Così dicendo, scostai un lembo di stoffa della tenda e respirai a pieni polmoni quell'aria che, seppur intrisa di morte, era sicuramente più accettabile rispetto a quella di poc'anzi.

    Shock/Ethan Lane: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: L'aria fuori era frizzante, decisamente meglio che all'interno della mensa o dei corridoi improvvisati. Il sole ormai aveva ceduto il posto alla luna lasciandosi alle spalle una scia rosa arancio che tingeva il cielo ormai buio. I passi rapidi degli abitanti di quell'accampamento scricchiolavano lungo la ghiaia ed erano l'unico suono oltre il verso delle cicale nella boscaglia limitrofa. Camminavo lentamente seguita da Kevin che dopo qualche secondo si arrestò attirato da qualcosa. Mi voltai anch'io e vidi una sagoma illuminata da un lampione intenta a divorare salatini o cose simili. Era Sharon, che anche affamata conservava una classe invidiabile. Kevin la chiamò avvicinandosi e lo seguii a mia volta. Le sorrisi senza dire nulla, avevamo entrambe uno sguardo stanco e non servivano convenevoli per notarlo. Alzai lo sguardo verso la luna che era piena per tre quarti e mi toccai il taschino interno della giacca. Come sta Ethan? - chiesi non vedendolo insieme a lei ed estraendo un pacchetto di sigarette semivuoto. Ebbi un sussulto quando me lo trovai tra le mani: era di mio fratello, glielo avevo rubato appena due settimane prima... Prego - aggiunsi immaginando che avrebbero rifiutato e cercando intanto il modo di accendere la mia sigaretta. Che importanza può avere il fumo proprio ora? risposi da sola a una domanda che sembrava quasi ovvia per chiunque.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Sono il numero quattro. Non era il titolo di un film? Ma sì, quello con il tizio biondo con i superpoteri! Scossi leggermente la testa, sorpresa del fatto che riuscissi a pensare a cose semplici e banali come i film, in una situazione tragica come la mia.
    In ogni caso, il quattro era il numero di matricola affidatomi da un tizio losco, alto, con il viso coperto da un cappellino mimetico con visiera. Di conseguenza, come aveva affermato il mio salvatore, il mio letto sarebbe dovuto essere dello stesso numero. Una bella dormita era esattamente ciò che ci voleva, in una situazione del genere, con tutta la stanchezza e la confusione della caotica giornata. Se c'era però una cosa che al momento non riuscivo proprio a fare, quella era chiudere occhio: mi sentivo un'estranea, isolata da tutti, incapace di sapere persino se i miei cari fossero vivi o meno. Presi il mio adorato taccuino dal taschino della mia giacca, approfittando della luce ancora presente per annotarmi gli avvenimenti salienti della giornata; chissà, magari prima o poi, in un futuro migliore, ci avrei scritto un bel libro. Mentre scrivevo, le mani tremavano leggermente, visibilmente segnate da tutto ciò che finora avevo passato.
    Sono arrivata al campo base. Un tizio ci ha provato con me facendo il cretino, un altro salvandomi da questo qua. Ancora nessuna notizia della mia famiglia, né di Walt. Ah, e mi devo assolutamente ricordare di trovare un aggeggio per connettermi ad internet e un benedettissimo orologio. Qua è già tanto se non sono impazzita per la puzza.
    Sospirai, sfogliando distrattamente all'indietro alcune pagine, fino ad arrivare allo stramaledetto giorno dell'incidente:
    Oggi partiamo. Ho un po' di paura perché non ho mai viaggiato con un aereo, ma di solito questi cosi sono sicuri... Giusto?
    Sì, Ailee. Giusto un corno. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro, pregando sottovoce che tutti i miei cari fossero vivi e al sicuro.
    Mi guardai ancora un po' intorno, prima che le luci venissero spente: certo, mi trovavo in un posto dall'aspetto discutibile con persone altrettanto decenti, ma almeno ero al sicuro. Per il momento.
    Dio, avrei dato tutto l'oro del mondo per avere tutti i Kang, nonché Walt, qui. Almeno questo posto avrebbe fatto meno schifo, e avrei avuto la certezza di averli vicino a me, sani e salvi.
    Ma era inutile sperare, dovevo solo aspettare, aspettare di ricevere notizie o di andarle a cercare da sola, se necessario. Che ansia.

    Takahiro/Hiroki Onizuka:Andai a cena come ero solito fare, e trovai nuovamente un barattolo di fagioli, bleah! Mi rivolsi in modo disinvolto alla cicciona della mensa e chiesi ad alta voce non c'è la pizza? Come risposta fui fulminato con lo sguardo, per questo motivo tornai al mio posto, speravo almeno avrebbero cambiato legumi, dato che adoro i piselli. Una volta finita la cena, andai nel dormitorio, il mio letto era il numero uno, e non avevo mai capito perché si trovasse vicino al numero 4 e al 6. Mentre stavo andando a stendermi, notai un piccolo libricino che sgattaiolava via dalle coperte del numero 4 "ma è la ragazza che ho salvato!" Lo aprii incuriosito, era un diario personale. Una parte di me voleva leggerlo, un'altra no. La curiosità prese il sopravvento, volevo sapere cosa aveva scritto su di me. "Io che ci provo?? No! Io voglio che siano le altre persone a provarci con me, io provoco tutti e basta! E poi doveva scrivere che un ragazzo figo e muscoloso l'aveva salvata da un losco individuo e che per quello doveva essere il suo eroe!" Chiusi di scatto il diario e lo misi al sicuro sotto le sue coperte. Tornai nel mio letto, chiusi gli occhi e mi addormentai, dopo una giornata estenuante.

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    Edited by Cherry. - 24/5/2017, 10:34
     
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    Chapter #6
    turnazione: Tarja, KaosEffect, Cherry, Ellina, Takahiro, Czy


    Tarja/Sharon Olsen: Kevin catturò la mia attenzione facendomi cenno con la mano e chiamandomi e finalmente provai una punta di sollievo a vedere lui e Scarlett avvicinarsi a me; una folata di vento mi fece rabbrividire ma sorrisi ugualmente a coloro che ritenevo i miei unici amici in quell'ambiente di grigia ambiguità. Avanzai di qualche passo nella loro direzione, accartocciando in tasca l'involucro dei salatini che stavo sgranocchiando. Posai una mano sulla spalla di Scarlett con fare amichevole, la vidi porgermi un pacchetto di sigarette e scossi la testa: in realtà ero una fumatrice ma in quel momento non sarei riuscita nemmeno a fare un tiro, ero piuttosto scossa da quella situazione surreale.
    "Ti ringrazio...ma in questo momento non mi va di fumare... però ho un accendino con me, dovrebbe fungere ancora, almeno credo..." frugai nella tasca posteriore dei miei jeans e le porsi una vecchia Clipper. Feci loro cenno di aspettare, feci capolino nella tenda per controllare Ethan. Era semisteso, bianco come un lenzuolo, un velo di preoccupazione calò sui miei occhi.
    "Ethan...non sembra passarsela bene ragazzi, il suo colorito non mi piace. Temo che la sua ferita sia più grave di quanto temessi. Se solo avessi il tempo necessario per..." Mi interruppi ricordandomi dell'incontro con lo strano medico dall'aria livida, abbassai lo sguardo e sentii un brivido percorrermi lungo la schiena.
    "Questo posto non mi piace. La gente è strana...eppure...pare...pare siano in possesso di un antidoto contro il morso dei non morti" posai gli occhi sul polso di Scarlett, sperando di non averle infuso false speranze; "tuttavia...io non mi fido, non al cento per cento. Ho bisogno di altre informazioni che, credo dovremmo procurarci da soli"
    Mi fermai, ripensai a Ethan, non riuscivo a lasciarlo da solo. "Entrate con me in tenda ragazzi".

    KaosEffect/Kevin Hondon: La seguii dentro quell'ambulatorio improvvisato accompagnato da Scarlett, Ethan riposava pensatemente forse anche grazie a qualche antidolorifico che gli avevano dato e la fasciatura ora era ben curata, speravo si potesse riprendere presto.
    Mi sedetti su uno sgabello li vicino e mi guardai intorno "parlaci di quell'antidoto, è affidabile? È stato testato?" Le chiesi parlando a voce bassa, non c'era nessuno nei dintorni ma la prudenza non era mai troppa "e sai qualcosa di nuovo sull'infezione o come arginarla?" Presi la mano fasciata della ragazza e le sollevai la manica togliendo con cura le garze che nascondevano la mano ed il polso, il segno dei denti le solcava la pelle e non dava segni di cicatrizzazione, i bordi della ferita erano anneriti e secchi, come se non ci fosse stata nessuna risposta immunitaria dal corpo, la pelle vicina era violacea è leggermente gonfia mentre le vene erano particolarmente evidenti e scure, come se il sangue all'interno facesse fatica a scorrere normalmente, le sollevai la manica ancora un po' per vedere fin dove si fosse propagata l'infezione e non fui felice di scoprire che arrivava poco sopra l'avambraccio.
    Era palesemente infetta, non c'erano dubbi, ma in quanto avrebbe potuto corrompere il resto del corpo e le sue funzioni era un mistero.
    "Se sai qualcosa è meglio tirarlo fuori ora, non credo ci sia molto tempo per fare test od altro onestamente" dissi cupo rivolto all'infermiera, poi alzai lo sguardo su Scarlett "sono sicuro che troveremo un modo per far passare questa cosa..."

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Iniziai a fare diverse boccate di fumo, uno strano stato di inquietudine mi assalì all'improvviso. Sharon era rientrata seguita da Kevin, mentre io titubavo sulla soglia. Un passo e sarei stata dentro, forse avrei visto Ethan che a quanto pare si trovava lì imbottito di farmaci e non sembrava passarsela bene. Pensieri negativi affollavano la mia mente e cominciai a grattare il polso sul quale si trovava la ferita senza osare scoprirlo. Scrollai il capo e diedi un'altra boccata alla sigaretta, stavolta più intensamente. Mio fratello mi avrebbe scocciato per molto meno... - ammissi a bassa voce mentre gettavo la sigaretta consumata per metà - .. l'hai sempre odiato tu il fumo, vero? Per un attimo mi sembrò di vederlo lì di fronte a me con l'aria imbronciata e gli occhi si fecero umidi. Feci per strofinarmi il viso e ricacciare via le lacrime quando una fitta mi percorse il braccio. Cazzo, ma che mi succede?! - deglutii ed entrai nell'infermeria come per pensare ad altro quando Kevin mi afferrò proprio per il polso scostando la manica della giacca. Sgranai gli occhi e rabbrividii restando immobile; questo non è il mio braccio, assolutamente no. Kevin infierì arrivando all'avambraccio e mostrando chiaramente i segni di un'infezione in corso. Ritirai bruscamente il braccio al petto sistemando il risvolto della manica e mascherando malamente un fastidio enorme per quella scoperta, come se la colpa fosse di Kevin - Sto bene, ho detto che non è niente, sono sicura che è meno grave di quello che sembra.. piuttosto pensate ad Ethan che ha evidentemente più bisogno di attenzioni della sottoscritta! - quel che era certo era che mi rifiutavo di affrontare la realtà, dopotutto non provavo dolore se non un leggero pulsare della parte infiammata che tuttavia non mi impediva i movimenti. Eppure, dentro di me, il dubbio che potesse anche non andare "tutto bene" come speravo cresceva lentamente, e forse, l'idea di un antidoto mi avrebbe toccato più da vicino di quanto non volessi ammettere...

    Princess Twilight/Ailee Kang: Aprii gli occhi, lentamente. Ero tranquilla e riposata, eppure perché sentivo un insormontabile peso dentro di me? Deglutii, sentendomi a disagio. Ovunque c'erano occhi che mi osservavano, me lo sentivo. Mi giudicavano, mi volevano cacciare, o forse peggio. Sentii un tocco leggero sulla mia spalla e sussultai: chi mai voleva parlarmi a quell'ora della notte? Tentai di reprimere un urlo, quando mi voltai: mio padre mi guardava, con uno sguardo che trasudava ingordigia e rabbia, immensa rabbia. Per poco non piansi e caddi a terra, che diamine stava succedendo?! Il mio padre, dolce e comprensivo, adesso mi guardava avaro, con un labbro penzoloni e parte della testa in putrefazione. Volevo scappare, lavare via le sue tracce infette dal mio corpo, eppure... Eppure rimasi ancora lì, con il cuore in gola, mentre la nostalgia s'impossessava lentamente di me. Piansi, mentre abbandonai le mie forze al mio carnefice. Piansi pensando a quando da piccola mi prendeva per mano, la stessa mano che si stava preparando a mandare in decomposizione. E piansi ancora di più quando lo abbracciai, mentre sentivo i suoi denti, le sue mani farsi strada tra i miei capelli, pronto a cibarsi della sua stessa figlia. Papà, ti prego... Sussurrai, il fiato appena mozzato dalla paura. Nulla più contava, ero abbracciata a quello che era stato l'uomo più importante della mia vita, anche se diventato qualcun altro. O meglio, qualcos'altro.
    A lui si aggiunsero presto altre persone, tutte di mia conoscenza, dalla mia vicina di casa al mio pseudo-salvatore, ognuno più desideroso dell'altro di assaporare le mie carni, fino a lasciare niente meno che le mie ossa, rosicchiate fino all'ultimo, in attesa di una degna sepoltura. Proprio quando qualcuno affondò le marce dita nel mio cranio, mi sentii mancare.
    Mi sollevai dal letto, ancora tremante per l'incubo appena fatto. Non so quanto stetti in piedi, fatto sta che mi sentii talmente debole da tornare a letto ed utilizzare le mie ultime forze in un pianto pieno di amarezza, rabbia, nostalgia... E paura. Un'immensa paura, che si era impossessata di ogni cellula del mio corpo, al punto da farmi desiderare di non essere mai nata. Mi rannicchiai su me stessa, pregando che quell'orrore finisse al più presto.

    Czy/Jeff Woods:Buio, silenzio, freddo, tre cose che ora come ora sopporto a malapena.
    Per fortuna alla seconda rimedia il rumore del motore e l'attrito delle ruote sul terreno mi fa compagnia.
    Non ho acceso i fari, non ho acceso il riscaldamento, non posso sapere da quanto questa BMW m3 e36 che ho preso in prestito fosse ferma, devo ringraziare che sia partita e spero che la batteria non abbia intenzione di abbandonarmi come sta per fare il serbatoio.
    Ai bei vecchi tempi avrei potuto fare più di 800.000 yen con questa (circa 5.600 sterline inglesi), e ora è messa male, l'ho trovata già ammaccata, sporca di sangue e fango, credo che prima fosse bianca, e sono sicuro che non è più in grado di fare da 0 a 100 in 6 secondi.
    È la mia unica compagna a parte i miei coltelli da lancio, indosso gli stessi vestiti da troppo, non dormo da giorni, l'unica cosa che non mi manca è il cibo, spero di trovare qualcuno con cui barattarlo per della benzina al più presto, così da non interrompere il mio viaggio.
    Non so nemmeno io dove sto andando, girano voci su zone sicure o campi o qualunque cosa ma probabilmente non riuscirei a rimanerci, non voglio sopravvivere, non riesco a vivere senza sentire le gomme gridare sull'asfalto, e in questo deserto, buio, rischioso, riesco stranamente a sentirmi bene, per lo meno fino a quando ci sarà benzina, e la lancetta si sta avvicinando alla "E" di "Empty".
    Sono in quinta per tenere i giri del motore bassi quando mi accorgo di qualcosa in lontananza, sgrano gli occhi per vedere meglio, sembra un campo a meno di un chilometro, accellero sperando che lo sia veramente e che non sia solo pieno di cadaveri, metto il cappuccio della mia felpa e nascondo in tasca la mano sinistra dove mi manca un dito, vedo ancora di meno ma quantomeno posso coprire le mie cicatrici, non sono orribile ma di certo non sono la cosa più bella che si possa vedere di notte.
    Speriamo in bene...

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Non riuscivo a prendere sonno, quindi andai a far visita ai nuovi coinquilini, sperando che almeno uno di loro fosse sveglio. Tutti dormivano, beati loro..una persona attirò la mia attenzione, era la tipa strana che avevo "salvato". Si contorceva nel letto, come se volesse fuggire da qualcosa e fui tentato di svegliarla, ma fece tutto da sola. Sembrava fosse tutto passato, e a me il sonno inizió a farsi sentire. Tornai a letto, e appena posai la testa sul cuscino, piombai nel sonno.

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    Edited by Cherry. - 7/9/2017, 22:02
     
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    Chapter #7
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    KaosEffect/Kevin Hondon: Non avevamo molto tempo da perdere, e Sharon non sembrava molto decisa nelle sue scelte, stare a contatto con quel medico e vedere da vicino come la malattia veniva gestita forse l'aveva scombussolata se non addirittura cambiata, aveva parlato di un antidoto ma ora si era zittita come se non ne fosse sicura.
    Mentre Scarlett sistemava la sua ferita ormai palesemente infetta iniziai a girare un po' all'interno dell'ambulatorio improvvisato cercando di indovinare dove potesse essere il famoso antidoto, iniziai ad aprire cassetti e scatole richiudendole poi accuratamente, non volevo certo che qualcuno sospettasse di avere dei ladri nel rifugio, sarebbe stata una brutta sorpresa per noi.
    Un rumore sordo mi fece sobbalzare, il motore di un auto non più tanto nuova in avvicinamento, e si arrestò presumibilmente davanti al grande cancello, forse qualcuno con merce da scambiare o in cerca di aiuto, poteva essere un ottima via di fuga.
    Aprii un ultimo contenitore e davanti a me si palesarono le sette fialette blu con un lungo tappo che copriva la punta della siringa per l'iniezione, una nota scritta su un foglio di quaderno era posata sopra, la lessi scorrendo le poche righe con lo sguardo Ragazzi, credo sia tempo di andare...

    Tarja/Sharon Olsen: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: L'aria che si respirava era strana, a tratti malsana. Si era come immobilizzato tutto, Sharon era titubante, Kevin sudava freddo. A un certo punto proprio quest'ultimo iniziò a rovistare tra i cassetti in cerca di qualcosa, del famoso antidoto suppongo, con un fare frenetico ma silenzioso. Avevo intuito che fosse tempo di andare, l'accampamento non sarebbe stato un posto sicuro per noi. Mi precipitai verso il nostro amico ferito che era disteso nel lettino improvviato di quell'infermeria con un colorito bluastro ormai irriconoscibile e non sembrava più cosciente da un po'. La cosa mi insospettì e cominciai a scuoterlo agitata. Ragazzi, Ethan non risponde. dissi con tono fermo senza spaventarli Ethan, mi senti? continuavo a insistere in tono più agitato, poi avvicinai l'orecchio al petto del ragazzo Sharon ti prego torna in te, sei tu il medico! Io non sento il battito!.. guardai in direzione di Kevin per un supporto morale che non arrivò subito non sento nemmeno il polso..ho paura che ormai.. non terminai la frase per non rendere quella situazione più "reale", per sperare di sbagliarmi, almeno stavolta. Mi allontanai da Ethan e quando sentii anch'io il rumore di quel motore avvicinarsi non pensai a niente di buono. Sarà qualcuno dell'accampamento? Non era il caso di correre il rischio, e se fosse stato qualcuno più utile a noi che a loro? Come lo avremmo stabilito? Strinsi il braccio di Kevin e sospirai Guardami. Non voglio finire anch'io così non mi voltai ma era chiaro di chi stessi parlando troviamo quello che ci serve e andiamocene, subito.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Un rombo improvviso. Come se non bastasse, dannazione! Tra incubi, rumori infernali e sussurri provenienti da chissà dove, di dormire non se ne parlava proprio. Mi alzai dal letto lentamente, tremante, le gambe che a malapena riuscivano a reggermi. Non riuscivo a spiegarmi il perché, ma mi sentivo addosso un'immensa ansia, che mi faceva sentire osservata in continuazione. Stanca di questa sensazione mi avviai all'uscita del dormitorio, perché era solo una la cosa di cui mi importava al momento: se era davvero il rumore di un motore quello che avevo sentito, chi era arrivato al campo? Altri superstiti? I miei genitori? Soldati? Altri rifornimenti? Stanca di tutti questi interrogativi, decisi di dare sfogo alla mia curiosità. Dopotutto che altro potevo fare, se nel mio letto non mi attendevano altro che ansia, mostri ed incubi?

    Czy/Jeff Woods: Arrivai davanti al cancello e feci una frenata di traverso prima di spegnere il motore, rimasi qualche secondo in macchina per permettere al polverone che avevo creato di disperdersi e infine scesi lentamente avendo notato le guardie. Feci uscire per prime le mani e delle luci si proiettarono su di me, tenendole in alto sentii dei borbottii che si chiedevano se nascondessi qualcosa nella mano sinistra, quindi la mostrai meglio per far notare che non stavo piegando il mignolo, mancava proprio. Avevo ancora le armi puntate quindi mi mossi con molta cautela, uscendo dall'auto mi gridarono di togliere il cappuccio, quindi parlai per la prima volta con un tono alto "ok, ma non sparate, ho dei tagli evidenti sul volto, vi avverto." Lo tolsi e avvertii degli spaventi, digrignando i denti feci finta di non farci caso, ormai era un'abitudine, pure gli zombie si spaventavano a momenti ma tutt'ora odio le domande e soprattutto le battute sul mio aspetto; mi chiesero se avessi bisogno di aiuto e dissi "mi servirebbe della benzina e magari vestiti o armi, ho molto cibo" , quindi uno di loro scese per controllarmi meglio prima di farmi entrare, sentii dei brusii che lasciavano intendere il loro voler controllare se mi avessero morso. Mi chiese quando mi fossi procurato quei tagli e con un tono controllato ma lugubre gli dissi solo di averli ricevuti in America e quindi prima dei recenti tragici eventi, a tal proposito gli mostrai i miei documenti americani, la foto corrispondeva e ne approfittai per presentarmi come Jeff Woods seppur in maniera poco amichevole per via delle sue domande.
    Infine mi fece dichiarare le armi e spogliare per controllare che non ci fossero eventuali morsi mentre un'altra guardia perquisiva la mia macchina, e una volta finita quest'ultima procedura mi fecero entrare.
    Portarono l'auto all' interno e notai altri mezzi, oltre a vari soldati e tende, edifici, troppe persone, non mi piaceva, quindi fui piuttosto diretto "Quindi questa benzina cel'avete o no? Ho del cibo da barattare e se non cel'avete devo incamminarmi verso la città dalla quale vengo a piedi e sono giorni di camminata, non ho tempo da perdere..." Speriamo in bene...

    Takahiro/Hiroki Onizuka: Uscii dal dormitorio e corsi verso il punto da dove provenivano le voci. "Troviamo quello che ci serve e andiamocene" sentii, mi affacciai e riuscii a riconoscere gli amici del bel tizio ferito, chissà come stava. Scossi la testa e ripresi a correre, sentii una nuova voce, anche abbastanza scontrosa; conoscendo le guardie, si sarebbero stancate subito perció affrettai il passo e arrivai lì e scrutai il tizio spavaldo. Analizzandolo notai che era pieno di cicatrici, ma nessuna era simile ad un morso di zombie, inoltre sembrava mancargli un dito. Urlai OH MIO DIO CHE SCHIFOOO, ovviamente attirando l'attenzione di tutti. Cercai di scusarmi e dissi che l'avevo fatto per allentare la tensione. Mi avvicinai al ragazzo strano e sussurrai Credo di avere la benzina, in cambio voglio del cibo per 6 persone e un bacio sulle labbra, ma se non te la senti feci una pausa e sospirai mi andrebbe bene solo il bacio. Sperai che il ragazzo mi seguisse senza fare storie così da raggiungere il gruppo che senz'altro voleva scappare, chiedendo poi spiegazioni.

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    Chapter #8
    turnazione: KaosEffect, Cherry, Ellina, Czy, Takahiro


    KaosEffect/Kevin Hondon: Sentii dei passi lievi, buttai l'occhio fuori dalla tenda e vidi l'auto ferma con qualche tanica di benzina vicino e dei soldati che la controllavano senza troppa attenzione, così decisi di uscire furtivamente portandomi dietro chiunque avesse intenzione di seguirmi, non feci caso a chi avevo dietro mentre passavo accanto alle tende dei dormitori allungando di poco la strada per raggiungere quell'auto ma assicurandomi così di non essere visto.
    Mi mossi lentamente e senza far rumore, spostai la testa appena dietro uno dei pensanti tendaggi del dormitorio e mi trovai davanti la ragazzina che era nel camion con noi quando arrivammo all'accampamento, fui sorpreso quanto lei ma rapidamente le misi una mano davanti alla bocca eliminando ogni possibilità che potesse far rumore e le indicai la macchina una cinquantina di metri alle sue spalle, provando a farle capire a gesti che ci saremmo dovuti imbucare li non è un posto sicuro sussurrai appena.
    Era vero, e soprattutto preferivo avere il peso di una persona in più piuttosto che doverla eliminare e rischiare la nostra copertura.

    Tarja/Sharon Olsen: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Kevin uscì con fare rapido e deciso e ciò mi confermò che non era prudente fermarsi ancora lì. Non sapendo chi avesse preso cosa dall'infermeria, arraffai delle fialette e dei campioncini casuali svuotandoli delle scatole e li infilai alla rinfusa nel fondo della borsa assicurandomi soltanto che la sciarpa al suo interno ammortizzasse eventuali colpi. Magari non serve nemmeno a niente questa roba.. seguii la sagoma del militare muoversi furtiva all'esterno e imitando i suoi movimenti abbassai il capo e il busto poggiando sulle ginocchia e gettando occhiate a destra e sinistra. La ghiaia scricchiolava a malapena sotto le nostre scarpe, sentivo più chiaramente il battito del mio cuore. Svoltammo l'ennesimo tendone, così non notai subito se gli altri ci stessero seguendo: -Kevin- bisbigliai -guarda lì, c'è un auto con un tizio al cancello...- non feci in tempo ad avvisarlo che quasi inciampò nella ragazzina di poche ore prima. Mi morsi il labbro in cerca di qualcosa di utile da dire ma riuscii solo a mormorare un deciso -Ssh!- mentre le facevo cenno di chinarsi e seguirci. A quel punto potevamo solo augurarci di uscire silenziosamente senza dare nell'occhio.

    Princess Twilight/Ailee Kang: Ma cos...?
    Come se non fossero bastate la paura e la confusione del momento, a complicare il tutto ci si mise pure un tizio arrivato con me all'accampamento, silenzioso quanto lesto nel sorprendermi e tapparmi la bocca, nel bel mezzo dell'arrivo di un nuovo individuo al campo. Fui lì lì per strattonarlo via e chiamare aiuto, quando mi indicò la macchina del nuovo arrivato, facendomi capire che dovevamo imbucarci. Almeno credo.
    Anche un'altra ragazza, arrivata col nostro camion, mi suggerì di chinarmi e di seguirli, il tutto in un silenzio a dir poco religioso. Va bene che questo non è un posto sicuro, ma dove volete andare? In mezzo a tutti quei mangia-cervelli? In un altro accampamento, se non più squallido di questo? questo e molto altro avrei voluto dire, ma a cosa sarebbe servito? Semplicemente a farci scoprire e mandare tutto all'aria, ecco a cosa. Riflettendoci, però, mi resi davvero conto di ciò che stavamo per fare: e se ci avessero scoperti? Se ci avessero catturati? L'ansia cominciò a pervadere ogni cellula del mio corpo, portandomi a tremare a non finire. Abbi le palle di agire, Ailee. Chissenefrega se ti prendono, almeno ci provi! pensai, le mani ancora tremanti. Strinsi i denti, deglutii, mi chinai e feci segno agli altri di essere pronta per poi muovermi silenziosamente, come gatti nel cuore della notte.

    Czy/Jeff Woods: In poco tempo mi ritovai circondato da persone con i loro luridi volti a fissare il mio viso sfigurato...che odio...già i soldati mi avevano consegnato qualche tanica in cambio della maggior parte delle mie scorte di cibo quando udii una voce dire OH MIO DIO CHE SCHIFO, mi girai e notai che la fonte di questo suono era un ragazzo.
    Ero pronto a sfigurarlo a mia immagine e somiglianza con i miei fidati coltelli da lancio quando ricordai di avere le chiavi della macchina sul cruscotto, ed essendo abbastanza paranoide non posso MAI pensare che qualcuno non stia cercando di derubarmi.
    Stavo per andarmene e basta, senza dargli considerazione nemmeno mentre parlava di benzina, ma quando iniziò a provocarmi chiedendomi dei baci mi avvicinai e fissandolo dritto negli occhi gli dissi "ognuno ha i suoi difetti, io sono sfregiato e tu fai schifo, comunque, spero che tu muoia di fame".
    Mi sbrigai a raggiungere la mia auto stringendo in mano il mio coltello da lancio (uno di 10 tra cui due "usati") e tenendo un occhio sul ragazzo in modo da essere pronto in caso di eventuali rappresaglie.
    Quando arrivai alla mia macchina la aprii e presi le mie chiavi, un grosso sollievo, poi iniziai ad immettere la benzina, senza abbassare la guardia ovviamente...

    Takahiro/Hiroki Onizuka: "Se morirò di fame diventerò uno zombie, e nel caso succederà, verrò a mangiare il tuo cervello. Non è perché me la sia presa, ma perché sarebbe opportuno mangiare l'individuo che mi ha portato fortuna." Ridacchiai, ma subito dopo mi accorsi che era stata una pessima scelta quella risposta, in quanto troppo stupida e banale. Ordinai ai soldati di darmi il cibo ricevuto dal nuovo individuo e li feci allontanare. Ritornai a guardare, anche se con molta fatica, il nuovo individuo a cui sembravo stare molto simpatico e ripresi il mio monologo "E ora chi morirà di fame? Sicuramente non io! O almeno non oggi.." Detto questo, mi voltai e presi una scorciatoia per tornare nel mio dormitorio, quando mi ritrovai di fronte ai miei nuovi "coinquilini". "Uh, i tre porcellini! Cosa ci fate qui? Una cosa a tre? Potevate invitarmi!" Nemmeno questa frase è da me! Di notte dovrei parlare il meno possibile, accipicchia. Feci un respiro profondo e raccontai tutto. "Prima è venuto un tipo, era abbastanza brutto, l'avete visto? Comunque i soldati gli hanno dato della benzina in cambio di una scorta di cibo, sembrava che ne avesse parecchio. Conservatelo, penso vi vogliano far mangiare poco per indebolirvi, o almeno credo di aver sentito così". Abbassai lo sguardo, probabilmente adesso mi avrebbero cacciato e avrebbero avuto paura di me. Rialzai lo sguardo, e con disinvoltura superai loro, andando verso il dormitorio.

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    Chapter #9
    turnazione: KaosEffect, Cherry, Ellina, Czy, Takahiro


    KaosEffect/Kevin Hondon: Mi voltai ed in quel momento incrociai lo sguardo con quel ragazzo inopportuno che ogni tanto avevamo già incrociato, e come tutte le volte precedenti si dimostrò inopportuno.
    [17:54, 6/9/2017] Manuel Galante: Si mise a sbraitare qualcosa riguardo una cosa a tre non lo lasciai finire di parlare e gli misi una mano sulla bocca puntandogli subito la pistola sulla fronte e guardandolo in modo più truce possibile.
    Rimasi un momento a riflettere su cosa fare, sparargli non sarebbe stata un'idea cattivissima ma non potevo rischiare di farmi scoprire e non avevo nemmeno voglia di sprecare troppe energie per metterlo KO, ma mi fermai un momento a riflettere su quello che stava dicendo cibo? gli tolsi la mano dalla bocca hai detto che c'è del cibo? raccogline una buona dose e preparati gran bella idea di merda se non fai troppo casino ti portiamo con noi ci farà morire tutti lo spinsi leggermente con la mano sperando si avviasse ed abbassai l'arma se ci sputtani, sei finito.
    Lo guardai allontanarsi e mi mossi nella direzione opposta, andando verso la macchina nel modo più cauto possibile spostandomi tra le ombre delle tende sperando di essere seguito dagli altri.

    Tarja/Sharon Olsen: (salta il turno)

    Cherry/Scarlett Rivièrs: Ma cosa succede a questa gente, sono impazziti?! ero ancora china a dare un senso a quella situazione, eravamo appena usciti dall'infermeria come sei fuggitivi e già facevamo i conti con dieci imprevisti diversi.
    Ci manca solo che ci scoprano e il quadretto sarà completo! pensai sarcasticamente lasciando trapelare non poca preoccupazione. Non finii di badare alla ragazzina che assieme a Kevin ci trovammo faccia a faccia con quel tipo dal dubbio senso estetico ma soprattutto dalla scarsissima prudenza, dal momento che esordì con una battutaccia che se avesse alzato di un altro decibel la voce ci avrebbero sentito anche a Parigi. SSSH! - lo zittii più forte di come avevo fatto con lei un attimo prima - Per caso hai deciso di ucciderci?! Se quelli ci vedono siamo morti! digrignai i denti inspirando profondamente: intanto Kevin lo aveva preso con le "buone" e costretto a portarci del cibo o altra roba utile per accertarsi che lo seguissi. Tranquillo sono dietro di te... Almeno io aggiunsi sottovoce e girandomi a mia volta in cerca di visi familiari. Ehi Kevin, cosa facciamo con Sharon? Non possiamo andarcene senza di lei, è il nostro medico!

    Princess Twilight/Ailee Kang: Provavo a muovermi silenziosa come non mai, quando un soggetto fin troppo familiare ci sorprese con una battuta dall'umorismo sottile quanto un baobab.
    Quasi non riuscivo a crederci. Ancora tu... sibilai, ansiosa di tirare uno schiaffo a lui, il mio cosiddetto "salvatore playboy", irritante e spiritoso a non finire. Il solito, insomma.
    Con i nervi a fior di pelle ringraziai mentalmente quella che era diventata la guida del nostro piccolo gruppo di fuggitivi, siccome ordinò al dongiovanni di raccogliere quanto più cibo possibile. Questo ci farà sgamare tutti, pensai rivolgendomi a quel soggettone, col suo solito sorriso ebete, da vero sbruffone. Bah.
    Fummo lì lì per andare avanti, dopo questo inconveniente, quando un'altra ragazza dell'allegra combriccola chiese di una certa Sharon, dicendo poi che non avrebbero potuto abbandonarla, trattandosi di un medico. Ma da quanto programmavano questa fuga?
    Magari dal momento esatto in cui eravamo arrivati, chissà. Ma se lo avessero deciso dopo, cosa li avrebbe spinti? Cosa nascondevano?
    Rabbrividii, pensando al guaio in cui mi stavo cacciando. Mi fermai per un attimo, attendendo notizie di quest'ipotetica Sharon. Mi guardai intorno, la paura che lentamente prendeva il sopravvento. Se mandiamo tutto all'aria riesco a fuggire e ritornare al mio letto prima che mi vedano, vero?... Vero?

    Czy/Jeff Woods: Una volta messa la benzina e sistemate le 3 taniche (di cui una vuota) nel bagagliaio salii finalmente in macchina.
    Che soddisfazione, pensai, potermi rimettere in viaggio, l'odore della benzina mi aveva inebriato, girare la chiave e sentire il motore salutarmi era davvero ciò che mi serviva, ma non ebbi il tempo effettivo di accenderla.
    Il mio piacere venne interrotto bruscamente quando notai quattro persone avvicinarsi in modo furtivo, la mia bmw m3 e36 aveva 5 posti in totale, ed io ho un certo fiuto per gli affari, così rimasi in attesa facendo attenzione a non attirare l' attenzione generale.
    Mi misi a riflettere, si muovevano in modo da non farsi scoprire verso una macchina, tutto faceva pensare che se ne volessero andare dal campo, ma perchè?
    Poco importava, di sicuro si erano portati armi e risorse, quando la lontananza fu ridotta abbastanza misi il cappuccio e mi esposi cercando di attirare solo la loro attenzione, mi rivolsi a quello che stava davanti, dall'abbigliamento sembrava un militare.
    "Volevate derubarmi per caso?" dissi con tono fermo e dopo una breve pausa aggiunsi " Tu, soldato, davanti, voi altri dietro muovetevi, poi mi darete spiegazioni e parleremo di affari" lasciando intravedere un sorriso beffardo.
    Aspettai che salissero e partii senza nemmeno lasciargli il tempo di chiudere le portiere o allacciare le cinture, feci una manovra molto rapida per girare la macchina approfittando della trazione posteriore e scattai da 0 a 100 in 6/7 secondi circa, adoravo le loro espressioni spaventate, e in mezzo al baccano generale gridai " Hajimemashite ".
    Mi morsi la lingua sperando che non avessero sentito, aspettai un paio di secondi e gridai " Piacere, Jeff Woods, dove vi porto? "

    Takahiro/Hiroki Onizuka: "Io opterei per una pizzeria!" urlai, nella speranza che sarebbero riusciti tutti a sentirmi. Feci un elenco mentale tutina rosa, mantello, fucile..Sarà pieno? tirai un colpo in alto, producendo un rumore assordante. Decisamente Sì! Soddisfatto mi guardai intorno, ma puntavano tutti con sguardo minaccioso verso me, quindi chiesi "che succede? Non vi è piaciuto il cibo? Dovreste prendervela con il tassista Frankenstein." Presi il cibo dalla ragazza che avevo salvato, tanto non si sarebbe arrabbiata, dato che mi doveva più di un boccone per ciò che avevo fatto per lei. "A me sembra davvero ottimo! Ora mi dite cosa ho fatto di male se non è per il cibo?"

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    Edited by Cherry. - 18/9/2017, 11:12
     
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